Modena 14 di Tishrí, 29 Settembre
Ci siamo, è la gioia di Sukkot! I saggi la chiamano Ha Chag, LA festa, perchè rappresenta il culmine di una gioia che non ha una ‘causa’ ben precisa, se non la vita. A proposito di vita, nella foto un vero albero di Limone che nel Museo MEIS di Ferrara ha continuato a fare i frutti fuori stagione! Dalla mostra ‘Sotto lo stesso cielo” 2022.
Nella settimana di festa di Sukkot, celebriamo la sopravvivenza degli Ebrei nei 40 anni del nostro viaggio attraverso il deserto. Dio ci ha fornito tutto il necessario e di più, le capanne dove vivere, la manna per nutrirci, anche educandoci (provandoci almeno!) attraverso Mosè, sopportando le nostre manifestazioni di nostalgia, di paura, di ribellione. Infatti, il Rabbino capo d’ Inghilterra Ephraim Mirvis dice che in teoria dovrebbe essere festeggiata a Pesach!
Invece no, è giusto farlo in autunno, poichè a Succot ci è comandato di gioire (quindi il momento non deve coincidere con la rievocazione del nostro esodo dall’Egitto, quando nonostante la liberazione dalla schiavitù, non eravamo per niente pronti a provare questo sentimento). Questa gioia è un insieme di
gratitudine per i raccolti agricoli del periodo che si conclude, e di preghiera fiduciosa che ora, a seconda della località geografica dove viviamo, comincino a cadere delle piogge buone e regolari, o la neve perenne, ecc.. cosi necessarie durante l’inverno per irrigare i campi e nutrire la vegetazione.
Rievocando il viaggio nel deserto, con le stelle come soffitto e manna come pane, a Sukkot costruiamo la 
Sukkah (nella foto una mini Sukkah fatta in Lego, Museo MEIS Ferrara 2022). La rendiamo bella, mettiamo decorazioni di frutta e messaggi di buon auspicio alle fragili pareti, vi trascorriamo tempo, mangiando, dormendo, lavorando, stando insieme per ringraziare Dio nonostante la nostra transitorietà, fragilità, esposizione ai rischi della vita e agli elementi della Natura.
Insomma, la gioia e gratitudine di essere vivi! Ecco perchè è tanto importante da esserci comandato di provare gioia. A tale proposito fino ad ora non avevo mai letto una descrizione più bella e particolarmente adatta ai temi sociali attuali di questa da Kolot:
“Questa esigenza di rallegrarsi può lasciare perplessi, poiché rallegrarsi al momento del raccolto sembrerebbe essere una reazione umana naturale, e spesso la Torà non ci comanda di seguire la nostra natura e istinti ma, piuttosto, di controllarli per elevarci nella santità. Perché la Torà ci comanda di seguire la nostra naturale inclinazione?” … ” … simcha, che è una felicità più consistente, una simchat olam, felicità eterna che deriva dal riconoscimento della bontà di D-o e dal riconoscimento che seguire la volontà di D-o è la risposta ebraica per una vita significativa ed appagante” … “La Torà ci racconta la reazione di Aharon, fratello di Moshe, a questa notizia: “Veraachà vesamach belibbò”, quando ti vedrà si rallegrerà nel suo cuore (Shemot 4:14). Aharon è lodato per questa reazione emotiva, perché al posto dell’istinto di gelosia per la nomina di suo fratello minore come leader, ha mostrato contentezza e fiducia nella scelta di D-o. La Torà, tramite questo versetto, incoraggia la felicità che deriva dalla contentezza che deriva a sua volta dalla fiducia in D-o, non solo dalla fiducia in noi stessi” … “La Torà ci dice “vehayita ach sameach”, sii solo felice, indipendentemente dall’esito di quel raccolto particolare, abbi fiducia in D-o”… “durante Sukkot abbiamo la possibilità di mettere in pratica una mitzva molto importante come la “ahavat chinam”, l’amore incondizionato, l’amore per il prossimo che è indipendente da qualsiasi fattore materialistico o utilitaristico. La festa di Sukkot può e deve quindi essere una festa che ci ispira per il nuovo anno, che ci insegna a riconoscere la fonte del nostro sostentamento, a riconoscere la via corretta da seguire, fare atti di chesed, aiutare ed influenzare positivamente il prossimo.”
Gioiosa Sukkot!
Foto dal MEIS Ferrara di diversi tipi di Sukkot
