13 di Tishri 5784, 28 Settembre 2023

My Jewish Learning ha colpito ancora!   Rabbi Shoshana Meira Friedman mi ha emozionato, in questo tutorial make-your-own-local-lulav (eccola nella foto), riflettendo su come la scelta di creare il mio lulav locale, a kilometri zero, un atto che riduce l’impatto ambientale nel reperimento e trasporto delle sue componenti, ammanta il significato rituale della tradizione di Sukkot di un senso di connessione e rispetto per la mia Terra. Sono uscita dallo zoom con le informazioni necessarie per creare il lulav con le risorse che offre il territorio dove abito, Modena, centro-nord-est dell’Italia. Come dice Shoshana, la geografia è un destino, il luogo in cui viviamo fa differenza nella nostra vita.

So che non è ortodosso rispetto alla tradizione ebraica; d’altra parte, per il mio amore per le piante, la passione di “fare con le mie mani” e con l’occasione di essere guidata da Rabbi Shoshana con empatia e sincera devozione, ho deciso di gioiosamente e rispettosamente giocare con la tradizione per rendere speciale il momento in cui, durante questi sette giorni, dirò la benedizione e scuoterò e respirerò i profumi del lulav, a casa, in ogni momento in cui sentirò di poter ‘collegarmi’ con Dio e con la Sua creazione.

Lulav, istruzioni per il montaggio, Levitico 23:40 “E vi prenderete il primo giorno un frutto di bell’aspetto, rami di palme e rami dell’albero della mortella e rami di salice e vi rallegrerete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni …“.    Dio comanda la coesistenza e la rilevanza delle qualità di ognuna di 4 diverse specie – in Ebraico Arba Minim – quattro tipi diversissimi ma che servono insieme per l’armonia e l’unità dell’universo.

Ecco le caratteristiche classiche, poi quelle alternative per significato o somiglianza, delle 4 specie, le mie foto e alcune che presi alla fantastica mostra del MEIS di Ferrara di Sukkot 2022 ‘Sotto lo stesso cielo’ :

Il frutto (dell’albero) di bell’aspetto è l’ Etrog, o cedro, profumato, edibile e prezioso, che simboleggia il cuore. I Rabbini ed esperti ebrei vengono da Israele e dall’America ogni anno nella Costa dei Cedri in Calabria, nel Sud dell’Italia a scegliere gli etrogim più perfetti.  Novità: da Rabbi Shoshana ho appreso che in realtà il cedro è originario di India e Cina, non del Mediterraneo. E’ una delle 3 specie originali di agrumi.

Il limone e il cedro appartengono entrambi alla famiglia delle Rutacee, il primo un albero da frutto mentre il secondo un arbusto.   A Modena, in questa stagione non si trovano i cedri, che arriveranno più avanti dal Sud insieme alle arance. Essendo il limone il frutto più vicino al cedro, l’ ho scelto molto volentieri, anche se non cresce localmente, per il mio lulav locale e questo per il mio amore per il sistema dei Chakra come regolatori olistici del nostro benessere psicofisico. Infatti, l’olio essenziale di limone è uno degli ‘aiutanti’ del terzo chakra, Manipura. Detto anche Centro del plesso solare, corrispondente alla ghiandola Pancreas, il terzo chakra in equilibrio aiuta la digestione e il fegato sano è carico di energia e coraggio. Nella psiche, il terzo chakra, il cui elemento è il Fuoco, favorisce la manifestazione della propria personalità, l’autoaffermazione senza prevaricazione, la volontà saggia, senso dell’individualità intesa come essere unico e irripetibile, raggiungimento degli obiettivi, la memoria. Prego ogni volta per crescere in me queste qualità.

Il Lulav è il nome ebraico della palma, che da il nome a tutto il kit di Sukkot!  Non ha profumo, ma quella da dattero ha una parte edibile, e’ maestosa con buoni frutti come la figura del giusto.  E’ un monocotiledone, cioè dal seme spunta una fogliolina invece che due come di solito nelle piantine e perciò potrebbe essere sostituita dal bamboo. Lulav è associata alla fertilità per la capacità di crescere in luoghi aridi. Quando scosso, il fusto emette un crepitio molto piacevole per il rituale. E’ assimilata alla spina dorsale. Per i Maestri, la pianta che da buoni frutti ma non profuma rappresenta le persone che studiano molto ma non si dedicano a buone opere.

Per tradizione si prende dalla pianta un ramo con le foglie non ancora aperte, tipo gladio. Sul nostro piano di abitazione condividiamo con i vicini una magnifica palma, da cui ho preso questo ramo e ho richiuso le foglie al fusto prima di legare l’insieme. 

 

Il mirto, in Ebraico Hadas, dal biblico eitz avot = albero frondoso,  ha le foglie cosi fitte che sembrano quasi intrecciate. Si distingue per la capacità di rimanere fresco a lungo.  E’ associato agli occhi, forse per via della forma ovale delle foglie. Non è edibile, ma ha un profumo squisito e viene associato alla persona che pur non studiando molto compie buone opere. Nel sistema dei Chakra l’olio essenziale di mirto è benefico per il quinto chakra, relativo alla ghiandola Tiroide. Un chakra della gola in armonia favorisce un bel linguaggio e l’apprendimento, la sicurezza e il senso del bello e dell’arte.

Per il mio Lulav, ho scelto di sostituire il mirto con la Thuja plicata  per diverse analogie: la forma delle foglie, piccoline, quasi sopramontate,  a scale intrecciate. Tagliato, il ramo rimane fresco a lungo, ha un intenso profumo aromatico. La thuja o Cedro rosso occidentale, è una specie originaria del Nord America occidentale e del Canada. È stata introdotta in Europa al tempo di Francesco I, re di Francia (1515-1547) a scopo ornamentale, ed è divenuta molto diffusa  a Modena.  Il suo legno, quasi imputrescibile, veniva molto utilizzato dai Nativi Americani, per la sua forza, leggerezza e durevolezza che lo rende adatto a diversi lavori, come la costruzione delle loro case e di piroghe, totem e chitarre. Da un punto di vista di aromaterapia, la thuja essendo della famiglia delle Cupressaceae, è di buon effetto sia sul primo che sul settimo Chakra. Questi due chakra, agli opposti nel corpo energetico umano, hanno la particolarità di essere idealmente rivolti il primo verso la Terra e il settimo verso il Cielo, invece che disposti orizzontalmente con apertura davanti e dietro come gli altri chakra. Mi piace molto festeggiare Sukkot, cosi imperniata su Dio e sulla Natura, coltivando con amore il primo chakra, il cui elemento è Terra, e gli organi genitali, i reni le gambe e i piedi, l’energia vitale e il giusto rapporto con il denaro, la gioia di vivere; e il settimo chakra, elemento Luce, che regola la pace, l’unità con il Divino, la coscienza universale, l’unione con il tutto. Più Sukkot di cosi …?!

 

Il Salice, Aravah in Ebraico, è molto diffuso nella pianura Padana dove vivo, essendo un arbusto che cresce vicino all’acqua, infatti è la specie che richiama di più il legame di Sukkot con l’acqua. Le foglie di salice si seccano presto dopo il taglio del ramo (infatti contribuiscono a produrre un bel fruscio quando si scuote il Lulav): l’aravah esprime proprio il senso di dipendenza dell’essere umano dalla pioggia.  Non ha odore ne sapore, e forse anche l’essere associata alla bocca, per la forma della foglia, sono tutti indizi della rappresentazione di una persona che non si distingue ne per studio ne per buone opere, e chiacchiera molto.

La bellezza dei sottili rami di salice è una incredibile flessibilità e che crescono congiunti gli uni agli altri, a indicare l’importanza della solidarietà.

 

 

Bene, una volta scelte le specie,  ecco il mio lulav:   metto al centro la lulav (se le foglie sono aperte le chiudo), alla mia destra 3 rami di mirto e a sinistra 2 rami di salice. Io ho legato il tutto con i rami più sottili della palma e del salice, ma potete anche lasciarli liberi.  Nella mano sinistra tengo il mio limone/etrog e pronuncio la benedizione ‘Baruch attah … vetzivanu al netilat lulav’.  Un Ebreo/a ortodossi non la pronunciano se il lulav non è quello tradizionale. E’ bello comunque godere di questo momento di connessione tra Dio, se’ e la Terra per richiamare o rilasciare un’ energia positiva di prosperità e fiducia, di responsabilità e protezione verso la Natura, scuotendo il proprio lulav  in avanti, e torno al cuore, a destra, a sinistra, dietro di sè, in alto e in basso ogni volta tornando al cuore.

Chag Sukkot Sameach!

 

 

 

 

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